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In scena da Bruno Vespa le conseguenze di un tritarne mediatico che messo insieme sessualità, abuso di droghe e violenza. Criminalizzando un insieme di realtà, locali e circoli privati, che invece sono un argine al degrado e si battono per una sessualità libera e consapevole.

Di Rosario Coco – “Il mondo gay”, le chat, e “l’attivista gay” che ci guiderà per capirne di più. Sin dalla presentazione, la puntata di Porta a Porta andata in onda ieri sera è stata costruita in modo da accostare il delitto Varani al presunto “mondo gay”. Si tratta dell’effetto di alcuni articoli di giornale dei giorni scorsi, che seguendo il solito mantra delle tre “S”, hanno costruito un pericoloso immaginario in cui locali, abuso di droga e potenziali killer coincidono.

La vera vittima di tutto questo, oltre al povero Luca Varani, è proprio quel tessuto di locali e circoli ricreativi che da anni, a Roma e in Italia, è un presidio contro abusi, violenze e omicidi, oltre ad essere, prima di tutto, uno strumento fondamentale di liberazione e scoperta di sè per migliaia di persone.

Chiariamo un punto: parlare di  “mondo gay” è fuorviante e strumentale, perché non esiste alcun posto dove per entrare si presenta una specie di patente gay, lesbica, bisex o trans. Esistono circoli ricreativi e locali principalmente frequentati dalle persone LGBTI, e quindi gayfriendly, che sono aperti anche ai tantissimi eterosessuali che li frequentano e dove ci si diverte senza percepire il peso delle discriminazioni. Va ricordato che dei 118 omicidi a sfondo sessuale degli ultimi 20 anni, nessuno è stato compiuto in una delle strutture del tanto famigerato “mondo gay” di cui parlava Vespa, proprio nel momento in cui introduceva “l’attivista gay” Vladimir Luxuria che doveva “guidarci in questo ambiente”,  quasi fosse un’inedita versione di Virgilio in un girone  dantesco.

Per fortuna, la puntata è andata meglio di quanto non lasciasse pensare la brutta introduzione. Luxuria ha spiegato benissimo che non è possibile demonizzare i locali, che sono anzi un argine fondamentale per evitare abusi, violenze ed eccessi. L’abuso di sostanze è un fenomeno trasversale che colpisce notoriamente persone di qualsiasi orientamento sessuale. Che Marco Prato fosse l’organizzatore di un aperitivo gayfriendly può interessarci quanto il fatto che avrebbe potuto essere uno studente di lettere classiche o un giocatore di pallavolo. Qualcuno avrebbe parlato degli strani ambienti universitari o pallavolistici?

Eppure, certa stampa non si è trattenuta, operando una evidente criminalizzazione non solo dei locali, ma anche della sessualità in quanto tale, che è stata brutalmente accostata a qualcosa di animalesco, degradante, negativo. “Incontri e chat gay per festini sesso e droga”. Questo uno dei titoli sul monitor di Vespa ieri sera. E così, con questa scusa, le telecamere di Porta a Porta sono arrivate per la prima volta al Muccassassina, il venerdì gayfriendly romano frequentato da tantissime persone, di ogni orientamento sessuale. Gli organizzatori intervistati hanno risposto a tono alle domande dell’inviato, smontando per fortuna le accuse per cui i locali sarebbero loschi covi di drogati.

Resta il triste fatto che le immagini di una festa a cui sono legate tantissime persone LGBTI (e non il “mondo gay”), siano finite su Rai 1 nel tritacarne mediatico di una vicenda del genere. Questo  testimonia la mole incredibile di pregiudizio che avvolge ancora oggi il tema dell’omosessualità e soprattutto della sessualità. E’ chiaro, infatti, che si cerca di diffamare tutti quei luoghi, primi fra tutti i circoli ricreativi, in cui la sessualità può essere espressa liberamente in un ambiente protetto e in grado di fornire strumenti, informazioni e servizi per la salute e la prevenzione. E’ chiaro, inoltre, che si cerca di criminalizzare in tutti i modi le sfumature della sessualità, senza tener conto che essere omo o eterosessuali, come dimostra la realtà quotidiana, non significa automaticamente essere attratti solo da persone dello stesso sesso o di sesso diverso. Purtroppo, c’è poco da fare, criminalizzare il sesso mischiandolo a scandali e delitti è qualcosa che giornalisticamente paga, specie in un Paese ancora contorto in mille tabù, pregiudizi e ipocrisie. E così, fare notizia, è spesso molto più importante di pensare a ciò che si scrive.

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Fonte: ANDDOS