Nonni-quali-i-diritti-e-i-doveri-in-caso-di-separazione-dei-coniugiDi Delia Vaccarello – A scuola tuo nipote ha saputo di avere due nonni maschi, uno svizzero e l’altro italiano.    Sei un nonno online, da social network, e non ti senti nonno. Cosa vuol dire oggi essere gay e avere almeno 60 anni ? A scompaginare le carte del vecchio immaginario sull’orientamento omosessuale e la cosiddetta terza età, ovvero gli over 60, giunge la omonima raccolta “over 60 men” con prefazione di Angelo Pezzana edita dalla Elmi’s world. Ed è Pezzana a fare con sintesi efficace il percorso che dalla giovinezza lo ha portato ai 76 prossimi da compiere, prima la ricerca clandestina del sesso, poi il sentirsi come le femministe parte della storia, quindi la tensione a creare una relazione duratura, la scoperta del legame ma a tempo, cinque anni e poi basta. E l’oggi, la vita nei settanta con il sesso amicale, e tanti contatti.
Una soluzione di vita che apre prospettive tutte da esplorare, mai scontate. Occorre pensare a chi, come molti oggi lgbt fino ai 40, sta puntando sulla famiglia mononucleare, sotto la spinta di una sete che non sempre sembra valutare e valorizzare le differenze tra il “bene” del modello tradizionale etero basato sulla filiazione, e il “bene” della vita vissuta da molti fino adesso con ampia valorizzazione della rete di rapporti fuori dai legami di sangue. Con una apertura alle varie possibilità. In “fare nuove conoscenze”, ad esempio, racconto di Eduardo Savarese, si trova infatti quel senso di continuità che a volte appare irrimediabilmente compromesso dopo l’insorgere di una malattia e il peso di un intervento.
“Over 60 men” fa la cronaca letteraria di ciò che è successo a molti gay col passare del tempo. E se i nonni, uno svizzero e l’altro no, sono frutto della penna di Stefano P. Giussani, ci sono Fabrizio e Mauro, che vivono un po di tormenti alla vigilia del matrimonio del figlio di uno dei due, per un passato etero del papà che non può non destare rovelli, confronti, sensi di mancanze, rimorsi. Anche se stanno insieme da 30 anni (Il poeta Pasolini di Giancarlo Pastore). L’interrogativo resta aperto: cosa avrebbe pensato Pasolini delle “nuove famiglie” gay?
C’è, anche, il desiderio di non portare più una bandiera nel racconto intenso di Ivan Cotroneo (Sarebbe stato bello) che apre la raccolta. “Quando mi sono trasferito qui lo hanno dato per scontato. Mi hanno domandato di mia moglie, mi hanno chiesto se avessi figli. Dalla naturalezza delle loro domande ho capito cosa si aspettavano, ho capito che se avessi detto la verità sarei stato l’unico. Perdonami se per questi ultimi anni ho deciso di non essere il solo in una folla. Ho portato per troppo tempo una bandiera e improvvisamente sento il peso di tutto, della mia infanzia, del mio liceo, della mia famiglia, perfino del condominio dove abitavamo insieme”. E’ la traccia intensa di una interlocuzione interiore tenuta in vita con l’amato che non c’è più, andato via prima che i farmaci giusti fossero scoperti. Una traccia di come la storia sia stata crudele, non dando diritti per tempo né riconoscimenti. E ora non restano che i ricordi, e questa fatica di essere soli, a 68 anni, in un posto dove ci si può illudere, forse , di condividere il bene di altre occasionali presenze, gentili, laddove anche la gentilezza può essere condanna. Racconto crudo, senza troppi spiragli e vie di uscita. Per contrasto fa pensare al “Sostiene Pereira” di Tabbucchi, dove la foto della donna amata diventa per il protagonista possibilità di ragionamento, che prima è volto alle candele spente del passato, ma poi si fa volano di una vita che non può essere fermata, e che tracima oltre gli argini ristretti e rigidi del lutto. Un lutto a tempo. A rendere originale la raccolta anche una sezione poesia e una sezione cinema, che narrano il tema dell’età pigiando tastiere espressive efficaci.

 

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Fonte: ANDDOS